Apri una pagina a caso e leggi: “Ave’ ì pantaloni ‘he fanno hulaia”. Altra pagina: “O icchè t’ha mangia’o, pane e gorpe?”. Ultimo esempio: “Dagnene secche!”. Più di 3.000 voci, ognuna con la dizione esatta e la traduzione che certe volte è più comica del modo di dire stesso. Assolutamente immancabile questo volume di Stefano Rosi Galli edito dalla Romano Editore, il “Vohabolario del Vernaholo fiorentino e del Dialetto Toscano di ieri e di oggi” (420 pagine, 12 euro, http://www.romanoeditore.it/).
Una carrellata incredibile di frasi che la maggior parte di noi pronuncia quotidianamente ma di cui spesso si ignora l’origine, se non il significato; e poi personaggi fiorentini che hanno fatto la storia, ricette. Insomma, un vero e proprio vademecum della fiorentinità da “schianta’ dalle risahe!”. Il Vohabolario del Vernaholo fiorentino si struttura proprio come un dizionario: le voci sono raccolte in ordine alfabetico ed introdotte da una nota dell’autore che illustra nozioni fonetiche e linguistiche utili per la lettura, soprattutto per chi fiorentino non è e fiorentino non parla.
Un’operazione culturale che si riassume nel consiglio offerto al lettore direttamente sulla bella copertina del libro: “Custoditelo gelosamente e insegnate il dialetto a figli, nipoti e amici affinché non si estingua”. Ma anche un progetto editoriale di grandissimo successo, per la qualità e l’originalità dell’opera: la prima stampa, di diverse migliaia di copie, è letteralmente andata a ruba in pochissimi giorni.
Se siete dubbiosi e incerti su quale sia il miglior regalo da far trovare sotto l’albero di Natale degli amici o dei parenti, sia che siano fiorentini ma soprattutto se sono di quelli che vi dicono “Ma quanto è ganzo sentir parlare un fiorentino”, il Vohabolario è la risposta ai vostri angosciosi tormenti da shopping prenatalizio.
Quindi, “o nanni”, senza “tiralla pe’ le lunghe”, “dahe retta”: “fahela finiha” di “ave’ paura della gatta gnuda”, che se l’è vero che “ì pizzicagnolo di via dell’Agnolo, gl’aveva un frìgnolo su’ì dito mignolo” e che “ì riso fa bòn sangue”, cercate il Vohabolario del Vernaholo fiorentino e del Dialetto Toscano di ieri e di oggi: c’è da “pisciassi addosso da ì ridere!”.
TRE DOMANDE ALL'AUTORE STEFANO ROSI GALLI
O come t’è venu’o-n’-mente ì Vohabolario?
Peì la nostalgia che c’ave’o della mi’ gente. Icché tu vòi, vive’ lontano a casa a vòrte fa sentì tanto la mancanza di hose quotidiane come le nostre chiacchere, le nostre espressioni ironi’he e irriverenti...
Peì la nostalgia che c’ave’o della mi’ gente. Icché tu vòi, vive’ lontano a casa a vòrte fa sentì tanto la mancanza di hose quotidiane come le nostre chiacchere, le nostre espressioni ironi’he e irriverenti...
Come t’ha fatto a raccatta’ tutte ‘ste hose?
Con la santa pazienza! Magari ‘un sembra, ma ci son volu’i du’ anni pe’ rimette’ ‘nsieme le 3300 voci che ci son ni libro. E comunque anche con gran passione per il nostro vernaholo e il nostro dialetto che, nonostante abiti in una città così viva e piena di iniziative come Madrid, porto sempre dentro di me con tanto sano orgoglio.
Quale gl’è ì tu’ preferi’o tra i modi di dire?
Uh! Gl’è difficile rispondere a questa, perché a me mi garban tutti... comunque guarda, pe’ rihordà le mì origini e i mì avi, ti cito questa: “Dagli una strizz’a e buttalo ‘n corpo” (pag.222), che ci ripete’a sempre a me e a i’ mi fratello la mi’ nonna quande s’era a ta’ola e la vede’a che si dura’a fatiha a fini’ icché ci s’ave’a nì piatto. Poi c’è anche un’artra che rispecchia bene la logiha fiorentina: “Preciso hòm’un dito ‘n culo!” (pag.312).
VOTO: 8 - A a'enne di 'ose 'osì!
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