Inizio con una confessione: ho sempre invidiato, e anche un po' odiato, le persone che comprano un libro e il giorno dopo dicono "Che bello, l'ho finito in una nottata" e via dicendo. Personalmente, non sono mai riuscito a leggere un libro in tempi stretti. Ho sempre pensato che ogni libro abbia bisogno dei suoi tempi; che chi legge un libro in meno di una settimana è come uno che si trova davanti una bistecca alla fiorentina e la mangia in cinque minuti. Però, forse, era solo una giustificazione per il mio senso di inferiorità in materia. Oppure no. Forse, Il Carezzevole di Massimo Lugli è per me la prima volta. La prima volta che leggo un libro in un paio di giorni. Che sono sempre più di una nottata. Però mi accontento. In effetti, la storia affascina. Siamo negli anni '70, a Roma: un ragazzo di 23 anni entra come volontario in un quotidiano, cronista di nera. Il Carezzevole è uno sciroccatone che ammazza un sacco di gente e che ovviamente si metterà in contatto col giornalista Marco Corvino fino all'inevitabile scontro finale.
Per ciò che mi riguarda, e che non credo riguardi solo me, la parte trainante del libro è il racconto dell'esperienza in redazione, una redazione "vecchia maniera", il noviziato per un lavoro che non funziona più in quel modo e in cui i personaggi non sono probabilmente più gli stessi. L'ambiente e il giornale fanno senz'altro pensare a Paese Sera, dove Lugli ha mosso i primi passi. Tuttavia, la testata non viene mai nominata direttamente anche se il racconto ha una chiara impronta autobiografica (serial killer a parte). Anche la scrittura è molto, molto buona. Quindi: ottimo libro. Complimenti.
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