Mi ero sempre dimenticato di leggere qualcosa di Pinketts. Non per cattiveria o perché avessi di meglio da fare, semplicemente me n'ero scordato. Anche perché poi lui, come personaggio, mi piace molto, è uno di quei tipi strambi che uno come me non può che ammirare, soprattutto per la spocchia, l'arroganza gentile. La "G" che sta per "Genio": dico, ma che si può volere di più? Non lo so, forse mi ero posto davanti alle opere di questo strambo scrittore con aspettative troppo alte. Perché poi, quando sono andato a leggermi "Sangue di Yogurt", ma anche "L'ultimo dei neuroni", ci sono rimasto un po' male. Insomma, non voglio dire che non mi siano piaciuti. Almeno, non è che mi abbiano fatto schifo. Oddio, un po' sì, via. Scrittura troppo autocompiaciuta, giocosa. Non nego che sia probabilmente una costruzione narrativa discreta, quello non posso farlo. Ma sono quelle storie che fatico a leggere, duro veramente fatica a leggere fino in fondo. Quelle storie che poi dimentico dopo venti minuti. Infatti, mi sono praticamente dimenticato di che parlano i due libri: come recensione ammetto non sia un granché. Ma tant'è.
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