Vabbè, che si può dire dei libri di Enzo Biagi. Certo non si possono recensire. E ci mancherebbe pure. Mica l'ho mai visto un prete che fa la critica a un'enciclica. Semplicemente, non si fa; semplicemente, non si discute.
Così, non c'è da recensire né da discutere. Solo da imparare. Personalmente, ritengo che Enzo Biagi sia il prototipo del giornalista, l'esempio illuminante, e che i suoi scritti siano la Bibbia per chi vuole fare questo mestiere. Sempre personalmente, ritengo del tutto infondato chi indica Enzo Biagi come "maestro del giornalismo oggettivo": non è vero, le cose non stanno così. Enzo Biagi è diventato un simbolo, uno dei giornalisti più famosi d'Italia e non solo proprio per la sua mancanza di oggettività; una mancanza che però non ha mai significato parzialità, se per parzialità s'intende l'essere "al servizio" di qualcuno. Giornalisti di razza come Enzo Biagi e pochi altri sono quelli che raccontano i fatti, il mondo, le persone e i paesi con i propri occhi. Semplicemente, con onestà: sanno che hanno a disposizione solo i propri occhi, occhi di essere umano, e i propri sentimenti.
Fare una domanda piuttosto di un'altra, dare un taglio piuttosto di un altro. Questo è già fare una scelta personale. La cronaca, l'oggettività, il "terzismo" non esistono. Io diffido da chi si dice "scevro da pregiudizi". Ognuno di noi ne ha: la differenza sta nel dichiararlo apertamente e in modo sincero, onesto, a chi ti legge. Poi ci sono i cantori, quelli che scrivono e pensano su misura e un tanto a parola e che, per quel tanto o poco, sarebbero disposti a scrivere e a pensare qualsiasi cosa e il suo contrario un giorno dopo.
Enzo Biagi e i suoi scritti, raccolti in questo stupendo "IO C'ERO" curato dall'amico di una vita Loris Mazzetti per Rizzoli, raccontano tutto questo; miele per chi vuole ascoltare e imparare. Per gli altri, per i disonesti intellettuali, ci sono sempre i libri di Farina Agente Betulla.
VOTO: 10+ - Ci manchi
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