Ho letto "L'ultimo indizio" di Piernicola Silvis per un consiglio più che autorevole. L'ultimo indizio è quello che ha portato, qualche anno fa, alla cattura dell'allora numero 2 di Cosa nostra, Piddu Madonia; a scrivere, qualcuno che di quella storia ne sa qualcosa... Piernicola Silvis, che in quegli anni era a capo della Mobile di Vicenza, dove il padrino fu preso subito dopo le stragi di Falcone e Borsellino, dando così il via alla "riscossa" dello Stato. Una riscossa che adesso, a 18 anni di distanza, sappiamo essersi fermata sul più bello. Tanto per cambiare.
La struttura narrativa del libro è comunque resa interessante perché dal suo sviluppo su un doppio binario: il primo, quello delle indagini e della pianificazione dell'azione, che è un vero e proprio resoconto dettagliato con nomi e cognomi. Un secondo piano, puramente narrativo, in cui l'autore lascia andare la fantasia narrando delle vicende (parecchio angoscianti) di una verosimile vita privata. Molto, molto interessante, una soluzione di questo tipo. E non solo: anche la parte in cui si parla dell'inchiesta si differenzia da gran parte dei libri del genere, sia per costruzione che per linguaggio. Di solito pare di leggere un rapporto dei Carabinieri. Nel libro di Silvis, invece, no. E già questa è una lieta nota. Sì, ok: la parte personale fa venire una tristezza cosmica che fa passare la voglia di metter su famiglia e mette a dura prova la voglia di vivere. Ma non si può mica avere tutto dalla vita. Soprattutto da uno che piglia i boss mafiosi.
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