Nove racconti noir, nove storie che parlano di persone, anzi no, di città, anzi no, di persone che vivono nelle città e di città che si riflettono nelle persone e nelle loro storie, a volte piccole, a volte gigantesche, a volte tristi, a volte incomprensibili, a volte semplicemente reali. Nove tra i più bravi scrittori di genere si cimentano in questa antologia assolutamente strepitosa, nove città si alternano come sfondi e come protagoniste assolute, ognuna con i propri codici di violenza, ognuna con un proprio linguaggio. E allora, più che gli ammazzati e gli ammazzatori restano in mente i bambini in strada di Palermo, le case signorili, quasi infestate, di Firenze. E così via, in un mosaico fatto di storie. Perché sono le storie che affollano il mondo, sono le storie che riempiono le nostre città, le nostre vite.
mercoledì 24 marzo 2010
lunedì 22 marzo 2010
L'ISTINTO DEL LUPO - Massimo Lugli - Newton&Compton
Come Lapo è diventato il Lupo. Una storia così improbabile da essere verosimile. Dal lusso ovattato di una famiglia come tante, dove Pa' e Ma' si scannano da mattina a sera, dove il "signorino" viene picchiato da mattina a sera dai bulli di scuola e non ha amici, si arriva alla strada, al vivere per sopravvivere, dove l'uomo diventa animale infido, traditore ma anche fedele, sanguinario, violento, amorevole. Lugli, con la solita, ottima capacità di coinvolgere attraverso la scrittura scarna e ritmata, ci spiega come il Lupo della sua prima opera è diventato ciò che è. Un animale di strada. Ci spiega chi è Tamoa, il suo maestro, un po' santone un po' alcolizzato. Ci spiega la poesia della prima volta: la prima volta di una coltellata, la prima volta di una rissa, di uno schiaffo. La prima volta del sesso con un'inattesa, bellissima prostituta. Un battesimo, una cerimonia di iniziazione verso l'orlo dell'abisso in cui precipitare per scoprire che forse dentro l'abisso si vive meglio. Senza obblighi, senza vergogne, senza canoni se non quelli della salvazione di se stessi. Vi è anche un accenno al "Carezzevole", che diverrà il coprotagonista del terzo lavoro di Lugli. Mi è sempre piaciuta la concatenazione tra le opere. Ricordo, per esempio, due libri di Stephen King in cui si descrive lo stesso evento visto da due persone diverse, che a un certo punto di vicende separate e del tutto indipendente l'una dall'altra, si vedono attraverso un pozzo durante un'eclisse. L'ho trovato geniale. Ma King è King. E Lugli è Lugli. E direi che, di questa piccola ma innegabile verità, il cronista di nera non può certo rammaricarsi.
lunedì 15 marzo 2010
LA LEGGE DI LUPO SOLITARIO - Massimo Lugli - Newton & Compton
Confesso, ok. Va bene. Confesso. Sono uno di quelli un po' dementi che quando per caso leggono un libro che gli piace, è facile che prendano e si comprino tutta l'intera produzione di quello scrittore lì. L'ho fatto in modo del tutto sconsiderato più volte nella vita. A volte è andata abbastanza bene, come nel caso di Chuck Palahniuk. Altre un po' meno.
Un paio di post fa potete trovare la recensione de "Il Carezzevole" di Massimo Lugli. Subito, sono corso a prendermi gli altri due lavori letterari del cronista di nera. Tempo dieci ore e mi sono scolato "La Legge di Lupo Solitario". Il che mi conferma che Lugli mi piace assai. Ho letto i due libri in meno di due giorni. Cosa mai successa prima.
Lupo è un barbone fattone asociale che gira per Roma con un coltello in tasca quando va bene, con un chiodo arrugginito quando va un po' meno bene. La sopravvivenza sulla strada è un casino. L'unico culo a cui si tiene è il proprio, non c'è spazio per la moralità, non c'è spazio per la condivisione, o per qualche sentimento. Lupo vive in mezzo a reietti e, pur essendo un reietto lui stesso, rivendica una sorta di coscienza di classe degli ultimi, un modo senza regole o, forse, con più regole di tutti gli altri. Regole in qualche modo condivise, rispettate. Imposte. Un mondo decadente, a pezzi, che si scontra con quello di chi vive nel lusso, con un lavoro, con una villa, con l'oro e i gioielli. I signori, i dottori, le signore... Oltre la facciata, oltre la sovrastruttura, quello siamo e quello rimaniamo: esseri viventi in lotta per la sopravvivenza. E spesso, quelli che indossano le maschere quotidiane del benessere hanno bisogno dei reietti. Forse perché tutti veniamo da lì. Forse, perché semplicemente c'è chi vince, c'è chi perde.
L'ULTIMO INDIZIO - Piernicola Silvis - Fazi Editore
Ho letto "L'ultimo indizio" di Piernicola Silvis per un consiglio più che autorevole. L'ultimo indizio è quello che ha portato, qualche anno fa, alla cattura dell'allora numero 2 di Cosa nostra, Piddu Madonia; a scrivere, qualcuno che di quella storia ne sa qualcosa... Piernicola Silvis, che in quegli anni era a capo della Mobile di Vicenza, dove il padrino fu preso subito dopo le stragi di Falcone e Borsellino, dando così il via alla "riscossa" dello Stato. Una riscossa che adesso, a 18 anni di distanza, sappiamo essersi fermata sul più bello. Tanto per cambiare.
La struttura narrativa del libro è comunque resa interessante perché dal suo sviluppo su un doppio binario: il primo, quello delle indagini e della pianificazione dell'azione, che è un vero e proprio resoconto dettagliato con nomi e cognomi. Un secondo piano, puramente narrativo, in cui l'autore lascia andare la fantasia narrando delle vicende (parecchio angoscianti) di una verosimile vita privata. Molto, molto interessante, una soluzione di questo tipo. E non solo: anche la parte in cui si parla dell'inchiesta si differenzia da gran parte dei libri del genere, sia per costruzione che per linguaggio. Di solito pare di leggere un rapporto dei Carabinieri. Nel libro di Silvis, invece, no. E già questa è una lieta nota. Sì, ok: la parte personale fa venire una tristezza cosmica che fa passare la voglia di metter su famiglia e mette a dura prova la voglia di vivere. Ma non si può mica avere tutto dalla vita. Soprattutto da uno che piglia i boss mafiosi.
lunedì 8 marzo 2010
ERODE E LA PSICOPATIA DELL'ALLENAMENTO - Anna Marani/Elena Torre - Romano Editore
Cosa si chiede a un libro tra il giallo e il noir per essere un buon libro tra il giallo e il noir?
Be', ovviamente un buon intreccio, dei buoni personaggi, una scrittura quantomeno piacevole. Questo libro, scritto a quattro mani da Anna Marani ed Elena Torre, non solo adempie alla perfezione a questi requisiti minimi: li raddoppia!
Il romanzo, infatti, si basa sulle vicende di due "mastini": il commissario Biagini da una parte e l'appuntato Cortese dall'altra. Il primo esponente della Polizia, il secondo dei Carabinieri. Entrambi, vivono e lavorano nei dintorni di Viareggio. Le due autoresse (parola sbagliata ma che mi piace un monte) raccontano le vicende dei due: vicende che talvolta si intrecciano, si sfiorano appena. I due, però, non si incontrano mai. Il gioco narrativo che ne esce è perfettamente riuscito, così come i personaggi "di supporto"; i fatti su cui i due si trovano ad indagare, in modo diverso ma efficace, sono raccontati in modo stilisticamente accattivante e con un linguaggio facile, ottimo.
Insomma: se non si è capito, ancora, questo libro mi è piaciuto davvero molto. In alcuni punti vi sono accenti horror, in altri umoristici... Molto, molto brave alle due autoresse!
martedì 2 marzo 2010
IL CAREZZEVOLE - Massimo Lugli - Newton & Compton
Inizio con una confessione: ho sempre invidiato, e anche un po' odiato, le persone che comprano un libro e il giorno dopo dicono "Che bello, l'ho finito in una nottata" e via dicendo. Personalmente, non sono mai riuscito a leggere un libro in tempi stretti. Ho sempre pensato che ogni libro abbia bisogno dei suoi tempi; che chi legge un libro in meno di una settimana è come uno che si trova davanti una bistecca alla fiorentina e la mangia in cinque minuti. Però, forse, era solo una giustificazione per il mio senso di inferiorità in materia. Oppure no. Forse, Il Carezzevole di Massimo Lugli è per me la prima volta. La prima volta che leggo un libro in un paio di giorni. Che sono sempre più di una nottata. Però mi accontento. In effetti, la storia affascina. Siamo negli anni '70, a Roma: un ragazzo di 23 anni entra come volontario in un quotidiano, cronista di nera. Il Carezzevole è uno sciroccatone che ammazza un sacco di gente e che ovviamente si metterà in contatto col giornalista Marco Corvino fino all'inevitabile scontro finale.
Per ciò che mi riguarda, e che non credo riguardi solo me, la parte trainante del libro è il racconto dell'esperienza in redazione, una redazione "vecchia maniera", il noviziato per un lavoro che non funziona più in quel modo e in cui i personaggi non sono probabilmente più gli stessi. L'ambiente e il giornale fanno senz'altro pensare a Paese Sera, dove Lugli ha mosso i primi passi. Tuttavia, la testata non viene mai nominata direttamente anche se il racconto ha una chiara impronta autobiografica (serial killer a parte). Anche la scrittura è molto, molto buona. Quindi: ottimo libro. Complimenti.
lunedì 1 marzo 2010
ANNIVERSARIONE DA PAURA
Vabbè, tanto per dire: questo blog festeggia i QUASIQUATTROMESI di vita e i VENTI LIBRI letti, cotti e magnati. Faccio i complimenti all'autore del blog e mi ringrazio in quanto autore del blog. Cento di questi giorni, o anche qualcuno meno.
LEGGETE, GENTE, LEGGETE, ANCHE LA PEGGIOR ROBACCIA, ANCHE LE ISTRUZIONI DELLE SUPPOSTE, LA SCADENZA DELLA CREMA DI NOCI, LEGGETE, CHE LEGGERE VI TIENE APERTA LA MENTE, O QUANTOMENO VI TIENE LONTANO DALL'INFERNALE E MALIGNO MEZZO A SCHERMO E BATTITO PIATTO... LEGGETE, GENTE, LEGGETE!
STORIE E LEGGENDE DELLA VALLE DELL'ARNO - Settore 8 Editoria
La terra di Toscana, si sa, è una delle terre storicamente più fertili per cultura. Anzi: per culture. Perché accanto ai poeti, agli artisti, pittori e scultori, uomini di lettere e grandi politici, esiste da sempre un altro tipo di cultura. Quella che viene definita “popolare”, aggettivo che sembra, talvolta, mortificare un retroterra intorno al quale, spesso, è ruotato lo sviluppo e la crescita di un intero territorio, con le sue usanze, le sue credenze, le sue storie, le sue leggende.
In questo curato volume, i due autori, Fulvio Bernacchioni e Laura Bonechi, concentrano la loro ricerca e raccolta sulla terra che si snoda tra Firenze e Arezzo, quella valle in cui le vite delle persone sono scorse insieme alle acque limacciose del fiume Arno. Attraverso testimonianze dirette o spulciando documenti d’archivio, il libro racconta episodi di un novecento contadino e popolare, così come misteriosi fatti risalenti indietro nei secoli. Si narra, per esempio, dei “Pani del diavolo”, strane pietre cave che i contadini di Levane scambiarono per una manifestazione del maligno; o più indietro, quando nel 1333 un monaco di Vallombrosa mise nero su bianco come, durante una notte di tempesta spaventosa, vide in modo incontrovertibile i quattro cavalieri dell’apocalisse. E poi tantissimi altri episodi, legati da un unico filo conduttore: lo scenario, quel Valdarno terra di conquista e di viandanti.
Si arriva però a racconti più vicini nel tempo, e gli incubi che in epoche andate assumevano contorni fantastici e fantasiosi agli occhi dei popolani, diventano purtroppo reali. Storie terrorizzanti in cui il diavolo porta l’uniforme nazista, ed i morti rimangono appesi agli alberi per giorni e giorni; storie di guerra e di fame, storie di feste di paese e di rituali mai scomparsi, incisi nella terra e nelle persone e adesso raccolti in un volume a cui davvero conviene un’occhiata.
In questo curato volume, i due autori, Fulvio Bernacchioni e Laura Bonechi, concentrano la loro ricerca e raccolta sulla terra che si snoda tra Firenze e Arezzo, quella valle in cui le vite delle persone sono scorse insieme alle acque limacciose del fiume Arno. Attraverso testimonianze dirette o spulciando documenti d’archivio, il libro racconta episodi di un novecento contadino e popolare, così come misteriosi fatti risalenti indietro nei secoli. Si narra, per esempio, dei “Pani del diavolo”, strane pietre cave che i contadini di Levane scambiarono per una manifestazione del maligno; o più indietro, quando nel 1333 un monaco di Vallombrosa mise nero su bianco come, durante una notte di tempesta spaventosa, vide in modo incontrovertibile i quattro cavalieri dell’apocalisse. E poi tantissimi altri episodi, legati da un unico filo conduttore: lo scenario, quel Valdarno terra di conquista e di viandanti.
Si arriva però a racconti più vicini nel tempo, e gli incubi che in epoche andate assumevano contorni fantastici e fantasiosi agli occhi dei popolani, diventano purtroppo reali. Storie terrorizzanti in cui il diavolo porta l’uniforme nazista, ed i morti rimangono appesi agli alberi per giorni e giorni; storie di guerra e di fame, storie di feste di paese e di rituali mai scomparsi, incisi nella terra e nelle persone e adesso raccolti in un volume a cui davvero conviene un’occhiata.
IL SEGRETO DEL TERZO VIOLINO - Jacopo Chiostri - Romano Editore
Di fatti di sangue, a Firenze, se ne sono sempre avuti in abbondanza. Ma c’è una particolarità che distingue ciò che succede all’ombra della cupola del Brunelleschi dagli avvenimenti di tutte le altre città d’Italia, forse del mondo. Che da queste parti, gli episodi difficilmente sono “semplici”, banali, in qualche modo squallidamente normali.
Dalle trame omicidiarie di corte fino ai compagni di merende, le violenze e gli omicidi appaiono sempre come l’atto ultimo di una raffinata elaborazione, di disegni e progetti incomprensibili, terrorizzanti e allo stesso momento, o forse proprio per questo, irrimediabilmente affascinanti. Da sempre, non solo una certa qual vena sotterranea di violenza permea la città di Firenze; da sempre, esiste una certa qual fiorentinità nei fatti di sangue, da queste parti. È esattamente questa tremenda raffinatezza criminale, così terribile e per questo così affascinante, che si dipana nella trama de “Il segreto del terzo violino” di Jacopo Chiostri. Un vero mastino come il capo della mobile di Firenze Giandomenico Giusti si trova a dover risolvere un complicato intreccio che parte da due omicidi distinti, apparentemente del tutto scollegati tra loro. Apparentemente. Perché l’indagine porterà Giusti, e noi insieme a lui, a scoprire misteriosi legami che affondano la propria ragion d’essere in un passato torbido. Un passato che allunga la propria ombra di morte sui salotti buoni della Firenze bene, sfiorando personaggi importanti; e si sa, ci sono fili che non si dovrebbero toccare. Giusti non si ferma. Arriverà a svelare quale sia il segreto del terzo violino? E qual è il messaggio affidato agli anagrammi camuffati da titoli di giornale?
Un susseguirsi di eventi scorrono sotto agli occhi del lettore dalla prima all’ultima pagina: un libro certamente riuscito per Jacopo Chiostri, giornalista giunto alla sua seconda fatica letteraria dopo “Cemento... armato”. Un libro che parla del male, e della particolare forma che può assumere quando esso viene realizzato nelle città del Fiore.
Dalle trame omicidiarie di corte fino ai compagni di merende, le violenze e gli omicidi appaiono sempre come l’atto ultimo di una raffinata elaborazione, di disegni e progetti incomprensibili, terrorizzanti e allo stesso momento, o forse proprio per questo, irrimediabilmente affascinanti. Da sempre, non solo una certa qual vena sotterranea di violenza permea la città di Firenze; da sempre, esiste una certa qual fiorentinità nei fatti di sangue, da queste parti. È esattamente questa tremenda raffinatezza criminale, così terribile e per questo così affascinante, che si dipana nella trama de “Il segreto del terzo violino” di Jacopo Chiostri. Un vero mastino come il capo della mobile di Firenze Giandomenico Giusti si trova a dover risolvere un complicato intreccio che parte da due omicidi distinti, apparentemente del tutto scollegati tra loro. Apparentemente. Perché l’indagine porterà Giusti, e noi insieme a lui, a scoprire misteriosi legami che affondano la propria ragion d’essere in un passato torbido. Un passato che allunga la propria ombra di morte sui salotti buoni della Firenze bene, sfiorando personaggi importanti; e si sa, ci sono fili che non si dovrebbero toccare. Giusti non si ferma. Arriverà a svelare quale sia il segreto del terzo violino? E qual è il messaggio affidato agli anagrammi camuffati da titoli di giornale?
Un susseguirsi di eventi scorrono sotto agli occhi del lettore dalla prima all’ultima pagina: un libro certamente riuscito per Jacopo Chiostri, giornalista giunto alla sua seconda fatica letteraria dopo “Cemento... armato”. Un libro che parla del male, e della particolare forma che può assumere quando esso viene realizzato nelle città del Fiore.
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